Se oggi avessi la sfera di cristallo chiederei quanto tempo serve per ripartire dopo questi mesi di stop forzato. Non penso di essere l’unica ad avere questo desiderio, penso sia comune a tutte le persone che lavorano, soprattutto in proprio.
Ma la sfera di cristallo non ce l’ho e, anche se ce l’avessi, dubito saprebbe darmi delle risposte concrete sui tempi di ripresa dell’immobiliare ad oggi.
L’incertezza è alta e alcuni studi hanno cercato di tracciare delle prospettive di ripresa, analizzando i dati a disposizione e facendo dei paralleli con crisi del passato che, seppur sorte per cause diverse, hanno congelato servizi e settori produttivi per alcuni periodi di tempo.
Uno studio su tutti è quello effettuato da Property EU, prestigioso portale di informazione immobiliare a livello pan europeo attivo dal 2006.
Il portale ha effettuato una previsione di ripresa per il comparto del real estate di 12 mesi. Realistico? Poco realistico? Per nulla realistico?
Il dato non è campato in aria, ma è frutto di quello che in gergo viene chiamato il sentiment, ovvero quello che pensano gli addetti ai lavori in merito a un certo argomento, in questo caso la ripresa del real estate dopo l’emergenza coronavirus.
Bene, il 90% degli intervistati ha prima di tutto dichiarato che il loro lavoro è diventato molto più sfidante rispetto alle scorse settimane, anche se lo stanno svolgendo da casa in modalità smart working. Alla domanda su quanto il virus abbia impattato il loro lavoro, la risposta media è stata di 7 in una scala da da 1 a 10. Parliamo di dati europei, perché penso che se questa domanda fosse stata rivolta agli addetti ai lavori dell’immobiliare italiano si sarebbe guadagnata come minimo un 10.
Ma veniamo alla fiducia nella ripresa: meno dell’1% degli intervistati si è dichiarato estremamente fiducioso in una performance positiva del real estate nei prossimi 3 mesi, l’1% nei prossimi 6 mesi, solo il 6% nei prossimi 12 mesi e il 21% in un tempo maggiore all’anno.
Ok, vince la prospettiva di ripresa in un anno.
Questo è uno degli studi che sono stati effettuati sull’argomento a livello europeo. Ve ne sono molti altri fatti su specifici settori del real estate quali il retail, quindi i negozi e l’hospitality, quindi gli alberghi e gli immobili ricettivi che molto probabilmente saranno fra i più complessi da riavviare.
Molte persone in questi giorni mi chiedono cosa pensi della ripresa. Quanto tempo possa servire e in che modo ci si possa rimettere in pista.
Una sola è la risposta, ed è che non è possibile saperlo. In questi giorni è più onesto raccogliere i dati e le sensazioni, se costruire report, ma soprattutto essere ottimisti perché la ripresa parte da ognuno di noi.
Non è giusto fermarsi, anche se le misure di lockdown naturalmente bloccano visite e contatti. Non è giusto smettere di gettare le basi per il futuro dei prossimi mesi, quando le cose cominceranno a tornare alla normalità.
Ecco perché in questi giorni penso sia interessante lavorare su ciò che già è stato acquisito, proponendolo a chi sta cercando casa perché possa valutarlo e perché quando le misure di lockdown finiranno, andare a visitarlo.
Ed ecco perché in questi giorni penso sia importante lavorare su tutti quegli aspetti che per la frenesia dei tempi a cui eravamo abituati sono stati messi in secondo piano.
Oggi quel tempo che spesso chiedevamo ce l’abbiamo, quindi perché non sfruttarlo al meglio?
Ottimismo ed energia non mancano, il che non toglie nulla al fatto che è ancora prematuro fare bilanci e tirare i conti.
Arriverà il giorno in cui sarà possibile farlo e solo allora si potrà partire dai dati e non più dalle sensazioni, per gettare basi di ripartenza solide e finalmente reali.
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